Ho cercato di insegnarle a convivere con il suo vissuto e a non sentirsi mai una outsider; le ho sempre detto che la sua situazione non doveva farla sentire mai un passo indietro rispetto agli altri e che non doveva farla neanche sentire un passo avanti agli altri…come se la vita fosse in debito con Lei e che quindi tutto le fosse concesso.
Il suo vissuto, forte che potesse essere per una bambina che ha dovuto lottare non appena venuta al mondo, doveva essere un punto di partenza per costruirsi un futuro diverso, migliore.
Sono stati 11 anni di scambio continuo dove lacrime di gioia e sofferenza si sono alternate. Vederla apprendere nuove cose nel suo percorso di crescita è stato emozionante; vederla imparare ad esprimere la propria personalità è stato gratificante. Mentirei se dicessi che è stato tutto sempre rose e fiori. Ci sono stati momenti di tensione legati soprattutto alla crescita; il più significativo fu quello legato al suo passaggio dalla casa famiglia al college.

La mia “bambina” ed io abbiamo vissuto questo difficile momento…un momento durato in realtà svariati mesi…una fase in cui sarebbe stato più semplice voltarle le spalle ma in cui ha prevalso l’autenticità del rapporto che abbiamo costruito negli anni. Oggi quella “bambina” è in Italia con me. E’ arrivata il 21 agosto del 2021 dopo mesi di trepidazione a seguito della situazione covid, delle tensioni politiche nel suo paese e di quelle tra il suo paese e l’Europa.
Oggi la “mia cucciola” come la chiamo io sta andando a scuola, si sta pian piano riappropriando di una adolescenza che la vita le ha negato, sta facendo progetti per il suo futuro.
In tutto questo io, a breve, da semplice famiglia accogliente diventerò la sua mamma adottiva… perché il bello dell’accoglienza sta anche nella evoluzione naturale che hanno nel tempo i rapporti che si creano tra Bambino e Famiglia Accogliente…

Fin da piccola ho sempre contemplato l’adozione come un qualcosa che avrebbe fatto parte della mia vita. Amavo giocare con le Barbie; le mie Barbie erano tutte singles con un bambino adottato e sono cresciuta pensando che sarebbe stato bello un giorno avere un figlio mio ed un figlio adottato. La vita, poi, ha fatto il suo corso.
Nel 2010 mi sono avvicinata al mondo dell’accoglienza invogliata da una persona che già da un paio di anni accoglieva una bambina bielorussa.
L’accoglienza non è una adozione ma permette a minori che vivono in situazioni di disagio di essere accolti in una famiglia, per un determinato periodo dell’anno, che darà loro amore e supporto, che li aiuterà nella loro crescita affiancando le Istituzioni e i tutori legali che li hanno in custodia.
Ciò che mi spinse ad abbracciare questi progetti fu il desiderio di accogliere un bambino a cui dare amore e al quale regalare la possibilità di entrare a far parte di una famiglia che si sarebbe occupata di lui sempre….anche a distanza.
Ho sempre visto l’accoglienza come uno strumento per far sentire un bambino parte di un progetto più ampio: la famiglia; dargli la possibilità di capire nel tempo cosa voglia dire essere parte attiva di un nucleo familiare, di poter esprimersi a 360°, di poter sviluppare la propria autostima, di sentirsi protetto, amato, voluto e di metterlo nella condizione, una volta diventato adulto, di poter riprodurre un modello familiare sano tutto suo.
Per ben 11 anni sono stata per la mia “bambina” la sua mamma italiana sia quando era qui in Italia sia quando rientrava in Bielorussia. Le ho dato amore, supporto, regole.

Questo passaggio ha messo a dura prova il nostro rapporto come anche quello di molte altre famiglie accoglienti. Questi bambini ormai diventati adolescenti si ritrovano a dover affrontare alla sola età di 15/16 anni un mondo che fino a quel momento vedevano soltanto dalla “finestra” di una casa famiglia o di un istituto. Si ritrovano a dover assumersi responsabilità che a volte anche un adulto rischia non saper fronteggiare; devono studiare, farsi la spesa da soli, cucinare i pasti da soli, tenere in ordine le loro stanze, fare visite mediche da soli, ritrovarsi ricoverati in un ospedale da soli, affrontare le problematiche che l’adolescenza presenta senza il supporto di una vera Famiglia che li prenda per mano e li aiuti nelle scelte da fare.
Questa fase può essere veramente destabilizzante per questi ragazzi ed è qui che le Famiglie accoglienti devono far sentire ancora di più la loro presenza…è in questa fase che bisogna essere ancora più attenti…ed è qui che la Famiglia accogliente deve trovare la forza di non gettare la spugna nonostante le cose possano diventare difficili. Dobbiamo prendere consapevolezza che dietro ai no di un adolescente, che apparentemente sta respingendo il nostro amore e supporto, non si nasconde altro che una richiesta di aiuto di non essere abbandonati nuovamente.

ci sono famiglie che decidono di trasformare l’accoglienza in una adozione di minore, chi come me essendo single aspetta il compimento dei 18 anni del minore e chi instaura un legame altrettanto forte da essere di supporto a questi ragazzi quando decidono di costruirsi il proprio futuro nel  loro paese d’origine.
Oggi mi piace pensare che la mia esperienza possa essere di ispirazione e supporto per tutte quelle persone che vorrebbero fare la differenza nella vita di un bambino… perchè purtroppo sono tanti i bambini che hanno bisogno che qualcuno tenda loro una mano e poche le mani che possono afferrare le loro.